Da: Info – insiemeinAZIONE <info@insiemeinazione.com>
Inviato: venerdì 8 aprile 2022 06:39
A: RAI vigilanza dei servizi Brachini Alberto <alberto.barachini@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Acunzo Nicola <acunzo_n@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Airola Alberto <alberto.airola@gmail.com>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Anzaldi Michele <anzaldi_m@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Bergesio <giorgio.bergesio@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Cantone Carla <cantone_c@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Capitanio Massimiliano <capitanio_m@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Casini Pier Ferdinando <pierferdinando.casini@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Coin Dimitri <coin_d@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi De Giorgi Rosalba <degiorgi_r@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi De Petris Loredana <loredana.depetris@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Di Lauro Carmela <dilauro_c@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Di Nicola Primo <primo.dinicola@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Faraone Davide <davide.faraone@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Flati Francesca <flati_f@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Fornaro Federico <fornaro_f@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Fusco Umberto <umberto.fusco@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Gallone Maria Alessandra <alessandra.gallone@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Garnero Santanche’ Daniela <daniela.santanche@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Gasparri Maurizio <gasparri@tin.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Gaudino Felicia <felicia.gaudiano@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Giacomelli Antonello <giacomelli_a@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Giordano Conny <giordano_c@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Iezzi Igor Giancarlo <iezzi_i@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi L’Abbate Patty <pasqua.labbate@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Mantovani Maria Laura <marialaura.mantovani@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Margiotta Salvatore <salvatore.margiotta@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Marrocco Patrizia <marrocco_p@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Mollicone Federico <mollicone_f@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Mule’ Giorgio <mule_giorgio@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Paxia Maria Laura <paxia_m@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Pergreffi Simona <simona.pergreffi@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Piccoli Nardelli <piccoli_f@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Ricciardi Sabrina <sabrina.ricciardi@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Schifani Renato <segreteriapresidenteschifani@senato.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Tiramani Paolo <tiramani_p@camera.it>; RAI vigilanza servizi radiotelevisivi Verducci Francesco <francesco.verducci@senato.it>
Oggetto: LA PANDEMIA CORRE e IL GOVERNO E’ SEMPRE FERMOCome dimostra il messaggio in calce ANCORA UNA VOLTA PROSEGUE LA PANDEMIA E IL GOVERNO è FERMO,
infatti, nonostante le ripetute richieste inoltrate dal 2020 ancora oggi non abbiamo:
- il Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia, non solo utile per combattere la pandemia da Covid19 ma, soprattutto per non farci trovare impreparati dall’attacco di nuove pandemie. Interessante per comprenderne l’urgenza è anche la dichiarazione riportata su https://www.nogeoingegneria.com/effetti/salute/bill-gates-amette-la-variante-omicron-ha-fatto-un-lavoro-migliore-dei-vaccini-nel-tirarci-fuori-dalla-pandemia/ riguardo a Bill Gates che, parlando alla conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco in Germania, ha detto che i rischi di Covid si sono “drasticamente ridotti” ma un’altra pandemia sta arrivando e deriverebbe probabilmente da un diverso agente patogeno;
- l’Archivio Informatizzato Sanitario Centralizzato indispensabile per conoscere in tempo reale l’andamento della pandemia, la valenza dei farmaci e/o di vaccini e/o delle cure. Un archivio dove ogni addetto alla sanità pubblica e privata è obbligato per legge a inserire in tempo reale i dati dei contagiati, dei vaccinati, dei sottoposti a tampone e/o test sierologico e/o altri accertamenti diagnostici, il tipo di virus, i tipi di cura erogati, i risultati delle cure, i decessi, i dimessi e le verifiche successive sugli stessi, gli effetti collaterali dei vaccini e delle cure, eccetera. Vedi nostra istanza del 13 febbraio 2022 dove è dettagliatamente spiegato che si tratta di una operazione fattibile (salvo a chi ha interessi personali da difendere), attivando semplicemente l’interoperabilità, lo scambio dati tra fonti informative diverse già presenti.
Le istanze, i documenti richiamati sono presenti su www.insiemeinazione.com.
Anche uno può fare la differenza, quindi:
- sollecita via mail i parlamentari (in www.insiemeinazione.com trovi le loro mail e/o le loro PEC);
- rilancia i documenti a quanti hai in rubrica mail e nei social.
inFORMA sempre con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, facendo propri i seguenti motti
per aspera ad astra (attraverso le asperità sino alle stelle) e vitam impendere vero (dedicare la vita alla verità)
A leggerti, Pier Luigi Ciolli
Firenze, 8 aprile 2022
Da: Il Post <mail@ilpost.it>
Inviato: giovedì 7 aprile 2022 18:03
A: info@nuovedirezioni.it
Oggetto: Cos’è questa storia di XE – Sul Coronavirus, dal Post
È probabile che negli ultimi giorni abbiate letto sui giornali e sentito parlare di XE, una nuova sottovariante di omicron su cui sono in corso analisi per saperne qualcosa di più. Al momento non è stata ufficialmente rilevata in Italia, ma è comunque già diffusa in diversi paesi europei.
Il Regno Unito, che effettua un alto numero di sequenziamenti, è stato tra i primi paesi a rilevare l’esistenza di XE, in una fase in cui nel paese sono tornati ad aumentare i ricoveri. La sottovariante è stata identificata in quasi 700 persone ed è probabile che continui a diffondersi velocemente tra la popolazione.
XE è una sorta di incrocio tra BA.1, la prima sottovariante di omicron con cui abbiamo fatto i conti tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, e BA.2 che ha caratterizzato la recente ondata nel nostro paese. È quindi una variante “ricombinante”, fenomeno che si può verificare quando una persona sviluppa un’infezione causata da due o più varianti, che del tutto casualmente combinano il loro materiale genetico portando a una nuova variante.
Le ricombinanti non sono così rare e ne sono state rilevate diverse altre nel corso di questi due anni di pandemia. Al momento non è chiaro se XE abbia un qualche vantaggio su altre varianti, per esempio nei termini di trasmissibilità. Il controllo dei pazienti con COVID-19 dovuta a XE potrà offrire qualche informazione in più, ma sarà necessaria qualche settimana.
Secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), BA.2 a oggi è dominante nel mondo e ha scalzato quasi ovunque BA.1. XE ha un vantaggio di trasmissibilità del 10 per cento rispetto a BA.2, ma la stima è ancora provvisoria e saranno necessari più dati. Al momento non ci sono inoltre elementi per ritenere che i vaccini finora impiegati siano meno efficaci contro XE. |
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Varianti
L’identificazione tempestiva delle nuove varianti deriva soprattutto dall’attività dei laboratori che si occupano di sequenziare i campioni, cioè di analizzare le loro caratteristiche genetiche. In questi due anni di pandemia, Regno Unito e Danimarca sono stati tra i paesi a effettuare più sequenziamenti, e di conseguenza a rilevare l’esistenza di numerose varianti che si sono poi ampiamente diffuse tra la popolazione.Il progressivo e auspicato ritorno alla normalità sta spingendo alcuni governi a ridurre risorse e investimenti nei sistemi per analizzare i campioni e tracciare la diffusione di nuove varianti, che potrebbero quindi passare inosservate. Il governo britannico, in particolare, ha di recente annunciato una riduzione nella sorveglianza, nell’ambito del piano di “convivenza con il coronavirus” che prevede soprattutto il ricorso ai vaccini.E a maggio?
Come vi avevamo raccontato la scorsa settimana, è previsto che fino alla fine di aprile resti in vigore l’obbligo di utilizzare le mascherine al chiuso sui posti di lavoro, nei negozi e in molti altri luoghi pubblici. Non è però ancora chiaro se a maggio il divieto sarà rimosso, come richiesto da più parti, o mantenuto per precauzione ancora per qualche mese.
Se ne sta discutendo molto nel governo, tra chi vorrebbe mantenere l’attuale regola anche dopo aprile e chi propone una parziale modifica, per esempio consentendo l’accesso senza mascherina nei negozi. L’orientamento sembra essere di lasciare l’obbligo per i posti di lavoro, i mezzi di trasporto e luoghi come cinema e teatri. Al momento ci sono comunque vari aspetti da determinare ed evidentemente si vuole attendere qualche settimana per valutare l’andamento dell’epidemia nel nostro paese. |
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La settimana
Come potete osservare dai grafici qui sopra l’andamento dei contagi in Italia continua a essere in miglioramento dopo gli aumenti del mese di marzo. Negli ultimi sette giorni i casi positivi sono stati 467.953, a fronte dei 497.540 rilevati nella settimana precedente. I decessi sono invece in leggero aumento da circa tre settimane. Anche nelle terapie intensive si è registrato un aumento degli ingressi settimanali, per quanto relativamente contenuto.Nelle fogne
Gli esiti delle analisi delle acque fognarie in diverse città della Lombardia condotte nell’ultimo anno, e da poco pubblicati sulla rivista scientifica JAMA, confermano quanto siano stati importanti i vaccini nel tenere sotto controllo i casi gravi di COVID-19 per buona parte del 2021. Il nuovo studio, realizzato dall’Istituto Mario Negri e dall’Università degli Studi di Milano, mostra efficacemente la variazione nel corso del tempo della concentrazione di coronavirus nelle acque reflue, che ormai da tempo è considerato un importante indicatore per comprendere l’effettiva diffusione del virus al di là delle stime ufficiali, ma inevitabilmente parziali.Analizzare le acque reflue per motivi di salute pubblica era una pratica piuttosto diffusa già prima della pandemia. Per la rilevazione del coronavirus nelle fogne in questi due anni di pandemia sono stati impiegati diversi criteri, a seconda delle necessità e dei paesi in cui sono state svolte le ricerche. In alcuni casi lo scopo era prettamente di studio, per esempio per capire quanto materiale del coronavirus sia espulso con le feci dai positivi, mentre in altre circostanze lo scopo è stato provare a prevenire nuovi focolai di COVID-19 o mettere a confronto i dati ufficiali, derivanti dai test con tampone, con le concentrazioni del virus rilevate nelle acque reflue.
Come atteso, i vaccini contro il coronavirus non hanno ridotto in modo significativo la circolazione del coronavirus. In compenso hanno offerto un’importante protezione dalle forme gravi di COVID-19, riducendo di conseguenza il rischio di ricovero e morte, specialmente per i soggetti anziani o con problemi di salute. Il virus è circolato quanto l’ondata precedente, nonostante ci fosse un tasso di vaccinati intorno al 75 per cento.
Il grafico con i dati della città di Milano mostra come la carica virale nelle acque reflue, nel mese di novembre del 2021, fosse simile a quella rilevata nel novembre dell’anno precedente, nonostante a fine autunno 2021 il numero di positivi e di ricoverati per COVID-19 fosse molto inferiore rispetto a quello nello stesso periodo del 2020. |
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In miniera
La divulgatrice scientifica ed ex ricercatrice Agnese Codignola ha pubblicato Il lungo Covid, un’indagine ricca di documenti e testimonianze sulle conseguenze a lungo termine del coronavirus.Stando agli studi raccolti, una percentuale compresa tra il 10 e il 30 per cento dei pazienti guariti ufficialmente dalla COVID-19 ha, anche a mesi di distanza dalla negativizzazione, una condizione riconducibile alla malattia: i sintomi osservati sono più di 200, e vanno da un senso prolungato di affaticamento alla confusione mentale, dalle distorsioni di gusto e olfatto alle difficoltà respiratorie.In una parte del libro, l’autrice racconta di un sanatorio costruito in una miniera salina a Wieliczka, in Polonia, in cui si pratica la riabilitazione respiratoria basata sui benefici dell’aria satura di sale. Da anni la struttura è usata per malati asmatici e tubercolotici ma ora ospita ex malati di COVID-19, che erano stati intubati o interessati da polmoniti molto gravi e con sintomi di lunga durata.
«A Wieliczka, vicino a Cracovia, in Polonia, c’è una sterminata miniera di sale, sfruttata fin dal XIII secolo, e patrimonio dell’Unesco dal 1978. Le sue gallerie si estendono per quasi trecento chilometri, fino a una profondità di 327 metri, e portano alle oltre 2350 stanze scavate dai minatori ininterrottamente per otto secoli. In alcune di queste, che si affacciano direttamente sul lago interno Wessel con bellissimi balconi in legno, lo spettacolo, da qualche mese, è piuttosto inusuale. Piccoli gruppi di persone di tutte le età, sotto la guida di insegnanti specializzati, fisioterapisti e medici, alternano sessioni di ginnastica dolce ad altre di esercizi per la respirazione, controllando poi la funzionalità dei loro polmoni con uno strumento tanto semplice quanto poco ortodosso: la formazione di bolle di sapone, che una volta create (se il paziente ce la fa), si librano in aria e si riflettono nell’acqua, per poi fondersi con essa.»
Continua a leggere l’estratto |
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Trombosi
Negli ultimi mesi è stata pubblicata una quantità crescente di studi sui maggiori fattori di rischio per i convalescenti dalla COVID-19. Una ricerca svolta in Svezia ha rilevato come nei sei mesi dopo la malattia ci sia un maggior rischio di soffrire di trombosi, la formazione di coaguli che ostacolano la normale circolazione del sangue e che possono avere esiti molto gravi.La ricerca ha preso in considerazione un milione di persone risultate positive al coronavirus tra febbraio 2020 e maggio 2021, mettendole a confronto con altrettante persone che non erano invece risultate positive. In questo modo gli autori della ricerca hanno rilevato tra i guariti un maggior rischio di trombosi alle gambe, di trombosi venosa profonda nei tre mesi successivi alla guarigione e di embolia polmonare nei sei mesi dopo la guarigione.Un confronto tra il livello di rischio di trombosi dopo la COVID-19 e il livello di rischio normale per questo problema di salute tra la popolazione ha inoltre messo in evidenza che 4 pazienti su 10mila con COVID-19 avevano sviluppato una trombosi venosa profonda rispetto a 1 su 10mila tra chi non si era ammalato.
Lo studio ha inoltre mostrato come siano estremamente più alti i rischi di soffrire di trombosi a causa della COVID-19 rispetto ai rischi che si corrono con alcuni tipi di vaccini, di cui si era parlato molto nella primavera dello scorso anno.
Quarta dose
Mercoledì, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha concluso che sia ancora presto per consigliare il ricorso a una quarta dose dei vaccini a mRNA contro il coronavirus nella popolazione generale. L’EMA ha però concordato con i Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sull’opportunità di consigliare un nuovo richiamo per le persone che abbiano almeno 80 anni di età.
La conclusione è basata sugli studi condotti in Israele, dove la quarta dose è stata impiegata ad almeno quattro mesi di distanza dal precedente richiamo, senza rilevare problemi tra i vaccinati.
In Italia per alcune categorie di persone la somministrazione della quarta dose del vaccino contro il coronavirus sta già avvenendo. Alla fine dello scorso febbraio, il ministero della Salute ha autorizzato un’ulteriore dose di richiamo per le persone immunodepresse e con altri problemi al sistema immunitario. Le somministrazioni sono iniziate a marzo, con una dose di vaccino a mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna), a 120 giorni dal precedente richiamo.
Merci
Nonostante i lockdown e gli altri provvedimenti della strategia “zero COVID”, parzialmente rivista nelle ultime settimane, i casi positivi in Cina sono continuati ad aumentare sensibilmente. Mercoledì sono stati rilevati quasi 26mila casi positivi, l’incremento giornaliero più alto dall’inizio della pandemia.
Shanghai è l’area più interessata, con 20mila casi segnalati solo nell’ultimo giorno, un nuovo record per la città. Le limitazioni imposte in oltre una ventina di aree urbane cinesi, e che interessano oltre 200 milioni di persone, stanno mettendo in crisi il sistema dei trasporti delle merci, complicando una situazione già complessa a causa della pandemia.
Già a fine marzo Maersk, la grande compagnia di trasporto merci danese, aveva segnalato che il prolungarsi del lockdown a Shanghai avrebbe avuto forti ripercussioni sui camion che trasportano i container tra diverse città cinesi e il porto. La stima era di una riduzione di almeno il 30 per cento del traffico dei camion, ma il protrarsi delle limitazioni sta portando a un blocco ancora più rilevante.
Le amministrazioni locali che adottano lockdown e blocchi di altro tipo dispongono di solito la chiusura degli svincoli autostradali verso le loro città, rendendo molto difficili le consegne delle merci. Le chiusure sono raramente coordinate tra province diverse, di conseguenza le aziende di logistica faticano a rispettare le spedizioni e non possono far circolare i loro camion.
Le interruzioni per ora riguardano il mercato interno della Cina, ma è prevedibile che nelle prossime settimane ci saranno ripercussioni a livello internazionale, considerato l’alto volume e la grande varietà di esportazioni derivanti dalle imprese cinesi. Praticamente tutte le merci vengono deviate da Shanghai ad altre zone della Cina, alcune delle quali non attrezzate a sufficienza per gestire una grande quantità di esportazioni. |
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Lutto
Il disturbo da lutto persistente e complicato (prolonged grief disorder, PGD) è descritto come una condizione di incapacità di superare il dolore per la morte di una persona cara, che persista da almeno un anno e sia accompagnato da pensieri fissi e ricordi della persona morta, avuti quasi ogni giorno dal momento della sua morte. È una condizione tale da compromettere la vita della persona che la sperimenta, e per essere diagnosticata deve superare – per durata e gravità della reazione al lutto – quanto previsto dal contesto sociale, culturale o religioso in cui vive l’individuo.È una condizione in cui si sono trovate molte persone a causa della pandemia, al centro di un recente e articolato dibattito. La psicologa clinica e docente alla Georgetown University Jelena Kecmanovic ha collegato la dimensione patologica del lutto proprio alla pandemia e all’impossibilità per molti parenti delle persone morte di osservare i diversi rituali culturali e religiosi legati al culto dei morti, per le varie restrizioni in vigore. Impossibilità che ha verosimilmente reso più difficile per quei parenti superare il momento critico ed elaborare il lutto secondo consolidati modelli culturali.Nel caso della morte di una persona cara, ha scritto Kecmanovic, il dolore è una reazione umana normale che tende ad arrivare a ondate, spesso attivate da ricordi interiori o esterni relativi alla perdita: ragione per cui anniversari o vacanze possono essere periodi particolarmente difficili. È anche un’esperienza molto variabile da individuo a individuo: per alcune persone è utile parlare molto della persona defunta, mentre altre traggono beneficio da forme di cordoglio più private.
Con il passare del tempo, la maggior parte delle persone riesce comunque ad accettare la perdita e trovare un significato nella vita senza la persona morta, reintegrandosi nella società. Per un piccolo ma significativo gruppo di persone, invece, il dolore non si risolve e rende per loro impossibile tornare alle proprie precedenti attività.
Accesso
Un importante studio clinico organizzato in dieci paesi africani sta faticando a ottenere il Paxlovid, il farmaco per trattare la COVID-19 sviluppato da Pfizer e da poco autorizzato negli Stati Uniti e nell’Unione Europea. Gli organizzatori dello studio avevano chiesto a Pfizer una fornitura sufficiente per trattare tra i mille e i duemila partecipanti all’iniziativa, ma l’azienda farmaceutica statunitense ha rifiutato la richiesta, dicendo di avere in programma test clinici simili. La società non ha però fornito ulteriori dettagli dando risposte piuttosto vaghe, come ha raccontato il sito di Nature.
La scelta di Pfizer ha ricevuto diverse critiche, considerate le numerose difficoltà che molti paesi poveri hanno già dovuto affrontare in questi due anni di pandemia, a cominciare dalla scarsità dei vaccini. Lo studio clinico africano potrebbe inoltre fornire dati utili per rilevare efficacia e affidabilità di alcuni trattamenti tra popolazioni finora meno studiate nell’ambito delle ricerche sulla pandemia.
Al cinema
Nel penultimo weekend di marzo, i cinema italiani hanno incassato in totale 2,87 milioni di euro, il 62,8 per cento in meno rispetto a un analogo fine settimana del 2019, quando non c’era la pandemia.
I cinema stanno continuando ad avere grandi problemi nell’attirare spettatori e generare incassi. I risultati sono quasi sempre molto lontani dall’irraggiungibile 2019, che era stato un anno di notevole crescita rispetto al precedente. Ma, cosa ancora più preoccupante, sono numeri in calo e deludenti anche rispetto ai nuovi e più bassi standard della pandemia. Nonostante nelle ultime settimane la situazione dei contagi sia molto meno critica rispetto al passato, nonostante la primavera e nonostante nei cinema ci siano un bel po’ di film, tra cui alcuni che erano all’Oscar e altri da cui ci aspettava risultati importanti.
È difficile fare confronti fra il 2020 e il 2021, due anni segnati dalla pandemia e da mesi di chiusura totale, ma in termini assoluti il 2021 era stato un anno peggiore rispetto al 2020, con una diminuzione degli incassi di circa il 7 per cento e una diminuzione delle presenze di poco meno del 12 per cento. Rispetto al 2019, nel 2021 gli incassi annuali totali erano diminuiti del 73 per cento.
L’Italia è uno dei pochi in cui tra 2020 e 2021 sono diminuiti incassi e biglietti venduti: solo in Estonia, Lettonia, Lituania e Slovacchia gli incassi sono scesi di più, in percentuale, rispetto a quelli italiani. In Germania sono cresciuti del 25,8 per cento, in Spagna del 46,4 per cento e in Francia del 47,1 per cento.
La pandemia ha avuto un ruolo centrale nella crisi dei cinema, ma non è stata l’unica causa. |
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