Documento aggiornato al 12 marzo 2022.
Il costo carburanti uccide l’economia e non serve un Governo che attivi dei bonus e/o altri escamotage che non risolvono la situazione alla base.
Unica soluzione è che il Governo detassi il costo dei carburanti al fine di consentire altri consumi che porterebbero sviluppo ed entrate fiscali anche maggiori. Le mancate entrate possono essere compensate dall’annullamento delle spese militari e delle sanzioni contro la Russia che è un nostro indispensabile partner sia per le aziende italiane sia per i rifornimenti energetici.
Se il Governo non adotta detta decisione ci sarà il blocco del trasporto merci e delle attività dei pescherecci perché non possono lavorare in perdita. Non solo, si ridurranno gli spostamenti per turismo colpendo ancora un settore già devastato dalla gestione della pandemia.
Firenze, 11 marzo 2022 – Istanza ai parlamentari sul costo dei carburanti. Onorevole, premesso che l’elenco delle emergenze in Italia è lunghissimo ma in particolare:
- chiuse oltre 390.000 imprese solo nel 2020, 1,13 milioni in cerca di lavoro da più di un anno, 5 milioni in condizioni di povertà assoluta,
156.357 morti per la pandemia al 10 marzo 2022, un dissesto idrogeologico che riguarda quasi il 94% dei comuni per il rischio frane, erosione costiera e alluvioni;
- in gennaio 2022, conflitto in Ucraina, invece di rimanere neutrali e promuovere la pace il Governo, il Governo ha dichiarato lo Stato di Emergenza fino a dicembre (nel mondo sono documentate oltre 100 guerre, senza contare le nazioni dove i diritti delle donne sono calpestati e/o dove i giornalisti sono incarcerati e non abbiamo e mai un governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza), decretando sanzioni verso la Russia (nostro importante partner commerciale) e utilizzando risorse pubbliche per acquistare e inviare armi in Ucraina invece di sostenere la nostra economia;
- l’attuale costo dei carburanti è arrivato a livelli insostenibili come documentato nell’articolo “10 Marzo 2022, Caro Benzina, sale la protesta.” qui riprodotto;
- le accise sul costo carburanti sono arrivate a gravare per il 60% del costo di un rifornimento e mai abbiamo visto un rendiconto su detti introiti. Infatti, l‘Iva su benzina e diesel è del 22% mentre le 18 accise sui carburanti (nel 1995 furono inglobate in un’unica imposta indifferenziata) solo nel 2021 hanno prelevato da chi si riforniva di carburanti ben 24 miliardi di euro. Una tassazione micidiale che ha colpito e colpisce a prescindere dalla capacità di reddito distruggendo lo sviluppo economico nonché attivando criticità sociali. Al contrario le imposte colpiscono giustamente a fine anno sui guadagni;
- ora è apparsa la notizia che il Governo come soluzione alla crisi economica vuol far spengere le luci e abbassare i termosifoni, cioè farci vivere in uno stato di guerra invece di agire per far chiarezza a livello mediatico con relazioni dettagliate su quali sono le nostre risorse, quali sono i nostri debiti e con chi li abbiamo, quali sono le spese che
possiamo tagliare (cosa tagliare è un elenco è lunghissimo e conosciuto da decenni), di eliminare le tasse prelevando le risorse solo con le imposte di fine anno, cioè tassando giustamente i guadagni;
quale nostro rappresentante intervieni per far revocare dal Governo gli STATI DI EMERGENZA, emanando norme per eliminare dal costo dei carburanti le “accise” e l’IVA, proseguendo ne detassare i beni e servizi essenziali quali luce, acqua, gas, salute, assicurazioni.
Grazie per l’attenzione e a leggerla, Pier Luigi Ciolli
APPELLO AI CITTADINI
Per riportare la ragione e la corretta informazione anche uno può fare la differenza, quindi:
- sollecita via mail i parlamentari (in www.insiemeinazione.com trovi le loro mail e/o le loro PEC);
- rilancia i documenti a quanti hai in rubrica mail e nei social;
- inFORMA sempre con il pessimismo dell’intelligenza e l’ottimismo della volontà, facendo propri i seguenti motti: per aspera ad astra (attraverso le asperità sino alle stelle) e vitam impendere vero (dedicare la vita alla verità).
Caro Benzina, sale la protesta. Ma quanto costerebbe senza le accise? L’Irlanda le ha già tagliate – di Mario Landi Prezzi dei carburanti alle stelle e proteste che rischiano di paralizzare intere filiere produttive. Mentre la benzina supera i 2 euro al litro a causa dell’incertezza internazionale per la crisi ucraina, pescatori e autotrasportatori incrociano le braccia. Contro il caro benzina, ma soprattutto contro le accise, che gonfiano i prezzi del carburante e che costituiscono quasi il 60% della spesa per ogni rifornimento. Ma è possibile tagliarle? Mentre in Italia si riapre il dibattito sul tema, l’Irlanda è passata ai fatti e l’8 marzo ha annunciato il taglio di tutte le tasse sui carburanti per aiutare le famiglie a fronteggiare i rincari, con un risparmio che andrà dai 12 ai 9 euro per ogni pieno. Il risparmio sarà di 20 centesimi sulla verde e di 15 per il diesel con una manovra che costerà all’erario irlandese 320 milioni di euro. I prezzi «Rincari superano 500 euro a famiglia» Al 10 marzo il diesel servito supera i 2,1 euro al litro e si avvicina ai 2 euro nel self. La verde ha già da un po’ di giorni sfondato il tetto dei 2 euro attestandosi sopra 2,1 euro con servizio. Sale anche il Gpl servito a 0,862 euro/litro. Per le tasche delle famiglie gli aumenti si traducono in una stangata da oltre 500 euro: esattamente 525 euro in più all’anno per chi ha auto a benzina e 558 euro in più in caso di auto diesel secondo i calcoli di Assoutenti. Oggi un litro di benzina costa in media il 28% in più rispetto all’inizio dell’anno (21,9 euro in più per un pieno) mentre per il gasolio si spende addirittura il 32,4% in più (con 23,2 euro in più a rifornimento). La benzina supera i 2 euro, dall’Ardeatina alla Montagnola: i distributori più cari a Roma. Gas e luce e carburante, come risparmiare? Dallo stile di guida, agli elettrodomestici e l’acqua calda: tutti i “trucchi” per abbassare i costi Dai pescatori ai camionisti, i lavoratori incrociano le braccia. Ma gli aumenti non preoccupano solo privati e famiglie. In Italia, il 90% delle merci viaggia su strada e con l’aumento dei costi dei carburanti – unito alla carenza di materie prime – si rischia il blocco delle attività produttive. Secondo Confindustria, che preme per la defiscalizzazione, la situazione potrebbe generare una crisi diffusa in diversi settori, con oltre 400 milioni di ore di cassa integrazione. A queste condizioni i margini di profitto si riducono così tanto che lavorare non conviene. Il primo stop è arrivato dai pescherecci delle marinerie italiane che non usciranno in mare per tutta la settimana, mentre i camionisti si fermeranno il 19 marzo in tutta Italia. E l’Unitras – Unione delle associazioni dell’autotrasporto – non esclude la possibilità di scioperi spontanei perchè i camionisti “potrebbero ‘semplicemente’ ritenere più conveniente lasciare i propri mezzi sui piazzali piuttosto che continuare a viaggiare in queste condizioni“. Protestano anche i distributori di benzina, che da
lunedì 14 marzo rimarranno al buio: benzina e gasolio aumentano ma il ricavo rimane fisso spiegano i distributori, che affermano di guadagnare circa 3 centesimi e mezzo al litro. E mentre i litri erogati scendono per i prezzi in salita, i costi di gestione aumentano. Carburante oltre i 2 euro anche nella Tuscia, terra delle low cost. «Il peggio deve ancora arrivare» Caro-benzina, fermi i pescherecci: rincari fino al 50%. All’ingrosso non si trova pesce fresco nazionale. Le accise sono il 60% del pieno: dal Vajont al terremoto del Friuli cosa finanziano. Defiscalizzazione. È questa la parola chiave evocata dalle proteste come l’unica via possibile per riportare i prezzi a livelli tollerabili nell’immediato. Nel mirino c’è l’Iva, che pesa per un 22% sul costo, e le accise che, come ricorda Assoutenti, pesano per quasi il 60% su ogni litro di benzina venduto in Italia e per il 55% sul gasolio (Come rileva l’osservatorio sui prezzi dei carburanti del Mise). In Italia a gonfiare il costo del carburante ci sono ben 19 accise, rincari che sono stati aggiunti per far fronte a diverse emergenze, molte delle quali oggi sono superate. Ogni volta che un italiano fa il pieno continua a finanziare la guerra in Etiopia, la crisi di Suez, la ricostruzione del dopo Vajont, il Salva Italia del 2011 e il decreto Fare del 2014. Per ogni litro di benzina si versano inoltre 0,01 euro per la missione Onu in Bosnia e 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. La soluzione del governo, si valuta il taglio dell’Iva Scardinare il complesso sistema di accise però non è facile e il governo pende per una sterilizzazione almeno parziale dell’Iva «L’aumento dei prezzi del carburante è un problema drammatico, abbiamo messo già in campo molte azioni per ridurre l’impatto dei prezzi dell’energia elettrica sulle famiglie, affronteremo anche questa tematica per tentare di risolverla» ha detto il ministro Giovannini. La soluzione del taglio dell’Iva però non convince l’Unione nazionale dei consumatori come dichiara il presidente Massimiliano Dona «Chiediamo una riduzione di 30 cent delle accise e non complicati meccanismi di sterilizzazione dell’Iva. Le accise, che ora pesano per 72,84 cent sulla benzina e per 61,74 cent per il gasolio, vanno abbassate a 42 cent per la benzina e a 31 cent per il gasolio, fino a che le tensioni sui mercati internazionali non finiranno».
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9 Marzo 2022
Caro benzina: si temono 3-4€, ma arriva la soluzione definitiva del Governo (ilovetrading.it)
Caro benzina: si temono 3-4€, ma arriva la soluzione definitiva del Governo By Salvatore Dimaggio
Lo scenario ucraino con il forte nervosismo che impone ai mercati infligge poi il colpo di grazia e la benzina che attualmente gravita attorno ai 2,2 euro per litro può arrivare facilmente ai 3 e secondo alcuni esperti persino ai €4. Uno scenario tremendo che potrebbe portare non soltanto tante famiglie a non riuscire a gestire i costi ma potrebbe addirittura condurre ad un blocco merci. Infatti i Tir minacciano di fermarsi e di non approvvigionare più supermercati ed aziende. In Italia l’80% della merce viaggia su gomma e se la benzina arriva a questi livelli, tutta questa merce si ferma. Le associazioni a tutela dei consumatori temono lo spettro dei supermercati vuoti. Ma dal canto loro gli autotrasportatori a questi prezzi non ce la fanno più.Tuttavia il Governo a questo punto decide di prendere in mano la situazione. Vincenzo Figuccia deputato leghista ha chiesto al Governo di agire alla fonte. Secondo Figuccia il modo migliore per sgonfiare il caro benzina è quello di cancellare tutte le accise. Tante, e in certi casi assurde le accise che gravano sulla benzina e che portano il Governo a guadagnare tantissimo, ma i cittadini ad essere davvero salassati. Se non ci fossero tasse ed accise un litro di benzina attualmente costerebbe poco attualmente meno di un euro. Insomma è evidente che il peso dei balzelli statali sia veramente esagerato. Una via percorribile. Ma già l’Istituto nazionale dei tributaristi e Confassociazioni avevano chiesto una misura simile indirizzando le loro proposte alla commissione bilancio del Senato. Ma il problema è che per il Governo rinunciare a questa lauta tassazione significherebbe perdere un introito rilevantissimo in un momento nel quale le casse dello Stato sicuramente non sorridono. La questione a questo punto è tutta politica ma anche contabile. È più importante tenere la barra per quanto riguarda i conti dello Stato o permettere a famiglie ed imprese di respirare? In ambito parlamentare si parla con sempre maggiore insistenza di un bonus carburanti. Gilberto Pichetto viceministro allo sviluppo economico ha parlato di un intervento del Governo che potrebbe valere tra il miliardo e il miliardo e mezzo. Dunque la via è sicuramente da mettere a fuoco ma il governo con ogni probabilità interverrà al più presto per evitare rialzi che sarebbero drammatici sul Paese.